Marzo 2025
Sul sindacato dei detenuti, razzismo, frammentazione, veleni e prospettive di lotta
Riflessioni dal carcere di Sanremo
Quest’estate, da alcuni detenuti, mi è arrivato il testo con l’esposizione del primo sindacato in Italia dei detenuti e dei loro famigliari: il SINDEF.
Dopo vari ragionamenti tra me e me, ho capito che la prima cosa da fare era confrontarmi con i compagni e le compagne con cui nel tempo ci si è trovati concordi su alcuni metodi, proposte, idee e prospettive del movimento anarchico che si rifà ad una concezione della lotta e critica al carcere radicale.
A fine agosto ho scritto una lettera privata che è stata girata ad alcuni singoli compagni e compagne, in cui riflettevo sul se e come aderire al sindacato, sui limiti e differenze politiche, sugli obiettivi, sollevando così un dibattito interno. Le risposte arrivatemi in questi mesi sono state copiose e variegate, ma certa- mente il metodo da me scelto si è dimostrato limitato e limitante, soprattutto riguardo il confronto scaturito dalla mia lettera, rimasto fino ad ora confinato allo scambio tra me ed i riceventi, a scapito di momenti collettivi di scambio. Per far emergere la mole di ragionamenti usciti in questi mesi ho deciso di scrivere questo testo pubblico, con due scopi: primo, chiarirci tutti e tutte le idee su questa iniziativa promossa da alcuni detenuti su un tema che ci sta particolarmente a cuore; secondo, trarre uno stimolo anche autocritico sulla nostra lotta al carcere, capirne i cambiamenti interni, smussare alcune nostre visioni ideologiche e “romantiche” sul detenuto/a in quanto tale, evolvere nelle nostre iniziative e pratiche e nelle metodologie di lotta. Queste ultime sono infatti inevitabilmente legate in parte anche ai cambiamenti sociali e alla realtà che ci circonda.
Per sviluppare questo scritto mi sono riletto vari testi del compagno Bonanno che, attraverso le sue esperienze e capacità espositive, ci ha lasciato dei lavo-ri sui quali oggi sarebbe bene a mio avviso dibattere ancora come movimento specifico e trarne linfa analitica, considerandone sia gli aspetti più attuali che quelli da aggiornare rispetto all’oggi.
Cercherò qui di sviluppare non solo dei ragionamenti su questo sindacato, ma anche di toccare alcuni temi affrontati passo passo con lo sviluppo della critica al carcere, come la questione del privilegio, del razzismo, del lavoro, delle sostanze. Tutti temi che sono pregnanti nella vita carceraria odierna ed alimenta- no non poco quello che per Bonanno era uno dei nemici principali dei detenuti/e, cioè la frammentazione della comunità prigioniera.
Questo lavoro non ha come obiettivo principale la critica o il supporto al sindacato, né fare una critica al carcere di per sé, perché su questo tema ci sono già dei lavori molto ben fatti. Il mio interesse è provare a dare nuovi spunti di lotta e di comprensione della realtà interna al carcere, anche se a tratti limitata a quello specifico in cui mi trovo; inoltre vorrei dare dei contribuiti che possano aiutare il movimento (anarchico e non solo) in un intervento di lotta contro il carcere nella realtà odierna…
Scarica la versione stampa
FINO A CHE DI UNA SOLA PRIGIONE RIMARRÀ UNA