Febbraio 2025.
Val Susa
Pierre Clastres. Traduzione di Liberté, Malencontre, Innomable. 1976
Non capita spesso di incontrare un pensiero libero come quello di Étienne de La Boétie. Singolare solidità di un discorso elaborato da un giovane ancora adolescente; e se fosse i Rimbaud del pensiero? Audacia e serietà di un interrogativo evidentemente accidentale: che ironia cercare di farsi rispondere dal secolo in cui questo sguardo altero — e insofferente — si posa sul cerchio chiuso, e sempre riscritto, dei fatti. Quanti malintesi dopo il Contr’uno dei Riformati! Ma non è certo il rimando a un qualche determinismo storico (circostanze politiche del momento, appartenenza a una classe sociale) che riuscirà a sterilizzare la virulenza sempre attiva del suo Discorso della servitù volontaria, a negare la fondamentale affermazione di libertà che lo fonda e lo anima. Per La Boétie la storia locale e momentanea è appena uno spunto, un pretesto: in lui non c’è niente del polemista, del pubblicista, del militante. Il suo attacco ha una portata ben più vasta: la domanda che pone è totalmente libera, in quanto è assolutamente affrancata da qualsiasi «territorialità» sociale e politica. E proprio perché è una domanda trans-storica, noi siamo in grado di capirla. Com’è possibile, si chiede La Boétie, che i più obbediscano a uno solo, e non solo accettino di obbedirgli ma lo servano, e non solo lo servano ma lo vogliano servire?
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LIBERTÀ, MALENCONTRE, INNOMINABILE