Novembre 2025
Dichiarazioni dei “Prisoners For Palestine” e dei solidali per lo sciopero della fame
Dal 2 novembre è iniziato lo sciopero “a scacchiera” (cioè portato avanti a più riprese da diversi gruppi di persone) delle prigioniere e dei prigionieri di Palestine Action nelle carceri britanniche.
Al momento sono sei “Prisoners For
Palestine” in sciopero della fame: alcuni di loro hanno annunciato di volerlo portare avanti ad oltranza. Altri dei complessivi trentatré prigionieri e prigioniere di Palestine Action sono attesi unirsi allo sciopero, mentre uno di questi – Sean Middlebrough (detto “Shibby”) – cogliendo l’occasione di un permesso di qualche giorno si è dato alla macchia ed è al momento irrintracciabile, rilasciando dichiarazioni con cui rivendica il suo gesto come il rifiuto di essere «un prigioniero di guerra dello Stato d’Israele in una prigione britannica». Fuori dalle carceri ci sono state manifestazioni di solidarietà, mentre proseguono le azioni dirette contro le aziende legate a Elbit Systems, di cui gli scioperanti chiedono la chiusura degli stabilimenti nel Regno Unito.
Elbit Systems che produce droni e fornisce tecnologie anche per la sorveglianza dei confini (come quello tra Stati Uniti e Messico), che ha contratti con lo Stato britannico per l’addestramento di migliaia di militari e con quello italiano per la creazione di un centro d’addestramento per elicotteristi vicino a La Spezia…
La lotta degli hunger strikers ha oltrepassato non solo i muri della prigione ma anche i confini statali: sono entrati in sciopero della fame anche Jakhy McCray negli Stati Uniti (recluso per l’incendio di mezzi della polizia di New York) e Luca Dolce, detto “Stecco”, qua in Italia (compagno anarchico arrestato dopo un periodo di latitanza); hanno fatto arrivare la loro solidarietà i prigionieri palestinesi e Georges Ibrahim Abdallah.
Diffondere le parole di questi compagni e compagne che sono «la parte migliore di noi» è un piccolo contributo a sostegno del loro sciopero e alla lotta contro il genocidio e la guerra.
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DA DIETRO QUESTI MURI D’ACCIAIO E SENSORI