2023
Tra dominio umano, film d’animazione e ribellioni
Il discorso sulla resistenza degli altri animali è sempre un tema delicato che
non sempre è facile da elaborare. Ogni giorno ci sono svariate notizie
riguardo ad individualità che fuggono da allevamenti, zoo, circhi, acquari.
Ma come reagisce l’opinione pubblica a queste notizie? Quanto impatto
hanno sugli individui? Quanto queste azioni vengono prese sul serio?
Un animale non umano che colpisce il suo aggressore, che scappa, che si
disorienta tra le automobili delle realtà urbane, o che attraversa a nuoto lo
stresso di Messina [1] è spesso oggetto di curiosità, divertimento, derisione
e anche di invisibilizzazione e repressione; coloro che necessitano di
difendere la cultura specista perché ne traggono profitto o perché vogliono
rimanere nella propria zona di comfort, utilizzano sempre le medesime
argomentazioni; esiste in generale un preciso intento nel minimizzare queste
azioni che vengono additate come irrazionali, casuali ed isolate. Credo che
ci ostiniamo continuamente ad ignorare queste azioni o a rifiutarle come
atti di resistenza perché ci spaventano; abbiamo paura di riconoscere che la
centralità di specie che ci siamo dat sia infondata, così come ammettereз
che anche le altre specie abbiano molti bisogni ed emozioni in comune con
la specie umana. Detronizzarci e rinunciare ai nostri privilegi ci terrorizza,
quindi minimizziamo l’esistenza di individui di altre specie definendoli
irrazionali, inferiori e “meno intelligenti”. Ma, dato che considerare
qualcun (a prescindere dalla specie) come più/meno intelligenteə lascia
intendere che ci sia uno standard di riferimento per giudicare l’individuo,
qual è questo standard di intelligenza? A chi giova mantenerlo? E perché? …
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RESISTENZA ANIMALE E CONFINI DI SPECIE