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CONTROMISURE

Febbraio 2017

Questo opuscolo è un tentativo di fornire strumenti utili alla comprensione dell’articolato e multiforme apparato repressivo dello Stato. Siamo convintx che studiare e analizzare le evoluzioni delle strategie repressive sia utile a diffondere consapevolezza e, di conseguenza, a sviluppare strategie di lotta concrete. Siamo consapevoli della non esaustività di questo scritto: ci siamo, infatti, concentratx sugli ultimi due anni e su quelle situazioni che più conosciamo, raccogliendone all’interno i comunicati e le dichiarazioni dei compagni e delle compagne colpitx dalla repressione in quanto attivamente partecipi alle lotte nei luoghi che attraversano e in cui vivono. Ad oggi ci troviamo a dover constatare quanto accanita sia la repressione, a fronte di un livello di conflittualità tutto sommato a basso potenziale. Certo la presenza di compagnx nei contesti di lotta può rappresentare, per lo Stato e i suoi apparati, un ulteriore pericolo per l’attuazione dei loro mortiferi progetti. Così come allo Stato potrebbe essere utile far terra bruciata e sbarazzarsi del nemico, cioè di chi per condizioni di vita o di ideale rappresenta e rappresenterà l’ostacolo anche inun futuro (neanche troppo lontano) che si delinea reazionario e autoritario. Un futuro che è costruito pezzo su pezzo, con più o meno accelerazioni, dalle attuali politiche e propagande di terrore, di guerra tra poveri, di desolidarizzazione, di prevaricazione e competizione.

Per continuare a lottare è necessario ristabilire un “rapporto di forza” con lo Stato che al momento non è certo a nostro favore. Scegliere di arretrare significherà la ineluttabile riduzione dello spazio di agibilità e di partecipazione. Nell’ultimo periodo abbiamo visto come in diverse città e in diverse situazioni questo discorso inizi a prendere corpo. Alcuni compagni e compagne hanno deciso di non sottostare alle misure preventive, dichiarando apertamente di non volerle rispettare. A loro tutta la nostra complicità e solidarietà. Complicità e solidarietà che non negheremo, come non abbiamo mai negato, a chi per condizioni di vita, scelte contingenti e quant’altro, ha deciso e/o deciderà di non violare le restrizioni imposte. È importante, a nostro avviso, comprendere la diversità delle scelte senza scivolare in atteggiamenti e rigidità manichee. Il rifiuto delle restrizioni che si volevano imporre è senz’altro un segnale forte che però non può rimanere il solo, ricadendo esclusivamente su chi ha deciso di agirlo. È necessario sviluppare ed estendere insieme percorsi di lotta di più ampio respiro.

Rete Evasioni

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