1956
Rudolf Rocker. Traduzione di Daniela Tella
Biblioteca anarchica
“Nel più oscurantista di tutti i paesi, la Russia, con il suo assoluto dispotismo, la donna è diventata uguale all’uomo, non attraverso il voto, ma con il suo essere e il suo fare. Non solo ha conquistato per se stessa la possibilità di perseguire ogni esperienza e vocazione, ma ha anche conquistato la stima dell’uomo, il suo rispetto, la sua amicizia; sì anche più di questo: ha guadagnato l’ammirazione, il rispetto del mondo intero. Tutto ciò non attraverso il suffragio, ma con il suo meraviglioso eroismo, la sua forza d’animo, la sua abilità, la sua forza di volontà e la sua tenacia nella lotta per la libertà”.
Con queste parole Emma Goldman esprimeva la sua sincera ammirazione per le donne russe che grazie a lunghe lotte, condotte tra la metà del XIX secolo e la rivoluzione del 1917, avevano conquistato l’emancipazione e si erano assicurate una maggiore partecipazione alla vita politica e sociale del paese. L’immagine della Goldman, tuttavia, non si adattava alla maggioranza della popolazione femminile che apparteneva alla classe operaia o alla popolazione contadina e viveva ancora in condizioni di grave subalternità. Il movimento per l’emancipazione femminile, che naturalmente coinvolse tutte le classi sociali, sebbene in modi e misura diversi, coincideva con la sua parte più attiva rappresentata dalle donne rivoluzionarie, identificate con le studentesse universitarie e sempre più frequentemente con le donne ebree. Lo stereotipo, non solo della donna, ma del rivoluzionario russo in generale era lo studente universitario ebreo. La partecipazione delle donne alla attività politica, con il loro “essere e fare”, per usare l’espressione della Goldman, sembrava introdurre tutta la società russa in una età nuova, nella quale i sessi, le classi e i diversi gruppi etnici avrebbero collaborato per determinare un futuro comune.
Come tanti miti, anche quello che essere rivoluzionario fosse sinonimo di essere ebreo aveva un fondo di verità: non è senza significato che le prime organizzazioni del proletariato russo-polacco fossero state create dagli ebrei. Lo stesso si può dire delle loro donne che erano coinvolte nelle organizzazioni rivoluzionarie in misura maggiore di quelle degli altri gruppi nazionali naturalmente tenendo conto della proporzione demo- grafica. L’affermazione della Goldman che le donne avessero già raggiunto l’uguaglianza sessuale, rifletteva il diffuso sostegno che l’intellighenzia russa dava alle lotte delle femministe. Aderendo agli ideali dell’illuminismo le donne rivoluzionare russe pensavano che l’uguaglianza risiedesse nel superamento delle differenze sessuali che la morale tradizionale affermava. Come diceva Rose Schneiderman: “Noi vogliamo essere umane!”. Molte delle donne ebree russe che presero parte attiva alle lotte per l’emancipazione erano nate tra il 1870 e il 1890 e tra loro emersero le più importanti attiviste anarco-femministe, tra le quali possiamo benissimo inserire Milly
Witkop Rocker…..
Scarica la versione stampa
MILLY WITKOP-ROCKER